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FITOTERAPIA: PRECAUZIONI D'USO DELLE PIANTE OFFICINALI - SESTA PARTE - INTERFERENZE TRA LE PIANTE OFFICINALI, INTERAZIONI TRA PIANTE E FARMACI, CONTROINDICAZIONI IN PRESENZA DI ALCUNE PATOLOGIE: GINSENG, SALVIA, PARTENIO, UNCARIA

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Continuiamo l'excursus fra le piante officinali alla ricerca delle precauzioni d'uso, delle eventuali controindicazioni e delle possibili interazioni fra le piante stesse, o con i farmaci di sintesi. Questo mese esamineremo il Ginseng, la Salvia, il Partenio e l'Uncaria.

Ginseng (Panax ginseng)



Ginseng
Ginseng
Il Ginseng è una pianta erbacea perenne con una radice a fittone di colore che va dal giallo chiaro al bianco, la cui forma ricorda il corpo umano: infatti il nome Ginseng deriva dal cinese "Jen-sen" = "pianta-uomo". Il nome Panax deriva dal greco e significa rimedio per tutte le malattie (Panacea era la dea greca capace di guarire tutti i mali), e questo ci fa capire quale importanza avesse questa pianta nell'antica medicina orientale, per la quale il Ginseng era considerato un elisir di lunga vita.
La droga, ossia la parte di pianta che contiene i principi attivi (ribadisco che l'accezione negativa del nome droga è nata solo in tempi recenti) è costituita proprio dalla radice. Il Ginseng cresce soprattutto in Corea e in Cina, ma il Ginseng coreano è considerato il migliore del mondo per la sua ricchezza in principi attivi, costituiti da diverse e numerose sostanze; fra queste le più caratterizzati sono i ginsenosidi.

I moderni studi hanno confermato le proprietà attribuite al Ginseng come energetico, rivitalizzante e tonico generale dell'organismo, sia in senso fisico che psichico. Il Ginseng è considerato la pianta adattogena per eccellenza: il termine adattogeno, coniato da due medici russi, indica la capacità di una sostanza di interagire con i processi fisiologici dell'organismo, in modo da mantenere un equilibrio soddisfacente; questo comporta un aumento della resistenza fisica contro gli stress ambientali e un incremento delle difese immunitarie, che può aiutare anche a prevenire l'insorgenza di malattie. Ciò significa che il Ginseng, per la sua attività immunomodulante ed equilibrante, non è un rimedio contro particolari malattie, ma agisce aumentando le capacità di difesa dell'organismo e riesce in tal modo a ridurre la predisposizione alle malattie in genere. Sembra che il meccanismo di questa azione equilibrante sia dovuta alla composizione ormonosimile dei ginsenosidi, che andrebbero a costituire un serbatoio di sostanze di base, cui il nostro organismo attinge per sintetizzare quegli ormoni di cui abbia una momentanea carenza.

Ai ginsenosidi sono attribuite proprietà estrogeniche e afrodisiache, utili anche come coadiuvanti in caso di impotenza di origine endocrina e psichica, oltre ad agire sulla concentrazione di alcuni neurotrasmettitori, che influenzano le facoltà mentali e comportamentali in senso positivo. Il Ginseng quindi ha un effetto tonificante non solo fisico, in quanto aumenta l'attività, la resistenza e le performance fisiche, come negli atleti dei quali migliora le capacità di coordinazione neuro-motoria, ma ha anche un'azione tonica sulla memoria, poiché aumenta le capacità cognitive, il livello di vigilanza, la capacità di ritenzione mnemonica, la fluidità nell'eloquio.

Il Ginseng è utile anche per riequilibrare una pressione arteriosa troppo bassa, ad esempio in estate in cui il caldo può provocare una vasodilatazione periferica, con conseguente calo pressorio. Ha inoltre un'azione ipolipemizzante e ipoglicemizzante (riduce i grassi e gli zuccheri nel sangue), antiossidante contro i radicali liberi, stimolante ed equilibrante della funzione cardiaca e circolatoria.
Non è un caso quindi che in oriente il Ginseng sia utilizzato, fin da tempi remoti, per migliorare lo stato di salute e di benessere soprattutto negli anziani, nei quali contribuisce a rallentare il processo di invecchiamento, specie se precoce. Anche durante la menopausa il Ginseng può migliorare il tono dell'umore e dare una sensazione di benessere e di maggior energia, che si traduce in una vita più attiva e piena.
Il Ginseng è utilizzato anche per uso esterno in preparati cosmetici quali creme rivitalizzanti e antietà, per le sue proprietà tonificanti e rassodanti della pelle, della quale migliora il microcircolo sottoepidermico.

Il dosaggio del Ginseng deve essere adattato alla singola persona, poiché esiste una tollerabilità individuale correlata anche allo stato fisico generale di ciascuno; inoltre è consigliabile effettuare periodi di assunzione di uno-due mesi, alternati a periodi di sospensione. Dosi eccessive di Ginseng possono provocare tachicardia (battito del cuore accelerato), specie in soggetti più sensibili, per cui è importante valutare il dosaggio e la durata dell'assunzione.
In soggetti predisposti potrebbe provocare nervosismo, agitazione, insonnia, soprattutto se la somministrazione avviene la sera: l'orario migliore per assumere il Ginseng infatti è il mattino e nel primo pomeriggio, ma non deve essere mai somministrato la sera, a meno che non si richieda specificamente un aumento della vigilanza e dell'energia nelle ore serali o notturne, ad esempio in quelle persone che effettuano turni di lavoro serali o notturni.

L'uso di Ginseng è precluso nell'infanzia e prima della pubertà, nelle donne durante la gravidanza e l'allattamento, a chi abbia subito mastectomia, e alle giovani donne che abbiano cicli mestruali molto abbondanti. Sconsigliato anche ai diabetici per la possibile interferenza con la terapia, che potrebbe venire alterata dalla leggera azione ipoglicemizzante di questa pianta. Il Ginseng deve essere evitato anche in caso di ipertensione non compensata dalla terapia farmacologica e in presenza di patologie cardiache o vascolari.

Salvia (Salvia officinalis)



Salvia
Salvia
La Salvia è un arbusto cespuglioso e sempreverde che cresce in tutto il bacino del Mediterraneo, specie in luoghi aridi e calcarei. Le foglie hanno un colore verde polveroso caratteristico, e tutta la pianta sprigiona un forte odore canforato penetrante, dovuto all'olio essenziale che la Salvia contiene.
La Salvia è utilizzata come pianta aromatica in cucina e, come spesso accade in questi casi, ciò è giustificato non solo per il gustoso aroma che conferisce ai cibi, ma anche da alcune sue proprietà officinali: come vedremo infatti è molto utile per facilitare la digestione.

Le proprietà attribuite e riconosciute alla Salvia sono diverse. E' un buon emmenagogo ormonale, poiché è capace di regolarizzare il flusso mestruale e attenuare le eventuali manifestazioni dolorose; la sua azione ormonale di tipo estrogenico è utile anche per contrastare i disturbi della menopausa.
Ha proprietà antiidrotiche, in quanto riduce l'eccessiva sudorazione di mani e ascelle, e può giovare anche in caso di sudori notturni dei convalescenti; a questo scopo viene utilizzata per fare bagni, maniluvi, pediluvi, a seconda della necessità; ma anche l'uso interno sotto forma di tisana, di tintura idroalcolica, o di olio essenziale (da utilizzare con cautela! Ma di questo parleremo fra poco) è attivo contro l'eccessiva sudorazione e il beneficio dato da alcune somministrazioni può durare anche qualche giorno.

Un'altra azione riconosciuta alla Salvia è quella di bloccare la secrezione lattea, azione che può essere utilizzata per svezzare i bimbi già grandicelli che faticano a lasciare il seno materno, poiché se non trovano più il latte è facile che si disaffezionino.
La Salvia ha proprietà ipoglicemizzanti, antispasmodiche, eupeptiche, colagoghe e coleretiche, stimolanti generali, anticatarrali, e per questo è indicata come coadiuvante in caso di diabete, digestione lenta, dispepsia atonica, senso di astenia, catarri bronchiali.

Le sue proprietà antinfiammatorie ne fanno un ottimo rimedio come astringente, antisettico e lenitivo per le infiammazioni delle gengive e delle mucose di tutta la bocca, inclusa la lingua, e della gola; a questo scopo viene utilizzata sotto forma di infusi o collutori per sciacqui e gargarismi.
E' previsto anche un utilizzo cosmetico come dermopurificante, deodorante, stimolante e rassodante, in preparazioni che vengono impiegate per la cura della pelle e dei capelli grassi, per la pelle rilassata, nell'igiene dentaria.

La tossicità della Salvia è da imputare soprattutto all'utilizzo improprio del suo olio essenziale che, come d'altronde tutti gli oli essenziali, va utilizzato con cautela, a dosi strettamente controllate e per periodi brevi. Si conosce infatti una reazione da intossicazione neurotossica acuta per alti dosaggi di olio essenziale; ma anche l'uso protratto a dosi normali può dare luogo a manifestazioni neurotossiche. L'uso dell'olio essenziale e degli estratti alcolici sono sconsigliati durante la gravidanza e l'allattamento (in quest'ultimo caso anche per il rischio di bloccare la lattazione). L'uso medicinale della Salvia è sconsigliato anche in caso di insufficienza renale. La tossicità della Salvia si può manifestare anche con l'uso di preparati ad uso locale, come creme, oli da massaggio, per l'elevata lipofilia (affinità con i grassi, nei quali si scioglie completamente) degli oli essenziali, che vengono assorbiti attraverso la pelle o le mucose.

Partenio (Tanacetum partenium)



Partenio
Partenio
Il Partenio è una pianta erbacea simile nell'aspetto alla comune Camomilla e al Crisantemo, e come queste appartiene alle Compositae (o Asteracee), famiglia di piante ricchissima di specie officinali. Botanicamente il Partenio oggi è classificato come Tanacetum parthenium, ma è conosciuto anche con il nome di Chrysanthemum parthenium.

Del Partenio abbiamo parlato in un precedente articolo, ma riportiamo di seguito le caratteristiche più importanti.
L'utilizzo a scopo medicinale del Partenio è antichissimo. Questa pianta era conosciuta ed utilizzata soprattutto per alleviare i dolori mestruali, come rivela la sua etimologia: il nome della specie parthènion deriva dal greco pàrthenos, che significa fanciulla, vergine. Ma già nell'Inghilterra del XVII secolo c'era chi riconosceva alla pianta una buona efficacia "per tutti i dolori del capo", anticipando i risultati degli studi più recenti che dimostrano l'attività del Partenio contro l'emicrania, ed evidenziano come il Partenio contribuisca a migliorare la sindrome emicranica, anche se non la guarisce: infatti a fine trattamento il problema si ripresenta.

I benefici della pianta quindi necessitano di un'assunzione costante, per cui si consiglia a chi soffre di emicrania un uso preventivo per periodi abbastanza lunghi. Tuttavia, poiché ancora non ci sono studi sufficienti sull'innocuità a lungo termine, l'assunzione non può essere effettuata per un tempo indefinito, ma è consigliabile effettuare dei cicli di assunzione intervallati da sospensione del trattamento.

Recenti ricerche, per la maggior parte anglosassoni, hanno evidenziato una notevole attività nei confronti delle emicranie definite vasomotorie, nelle quali si ha un'alternanza di stimoli sui vasi sanguigni, che determina una vasocostrizione e una successiva vasodilatazione. Questo fenomeno provoca una deformazione delle pareti dei vasi stessi, che vanno così a premere sulle terminazioni nervose vicine, innescando il dolore.

Gli elementi della pianta che contengono i principi attivi sono le parti aeree, in particolar modo le foglie. Le sostanze principali contenute nel Partenio sono i flavonoidi, i sesquiterpeni, i polifenoli e fra questi il più importante per l'attività medicinale della pianta è il Partenolide. Queste sostanze hanno la capacità di ridurre la contrazione della muscolatura liscia e la sua eccitabilità, spiegando perché la pianta agisca sia a livello dell'apparato ginecologico, sia sui vasi sanguigni: infatti sia le pareti uterine che quelle dei vasi sono formate da muscolatura liscia, che è proprio quella che risponde all'azione di questa pianta. Sono quindi spiegati e confermati sia l'utilizzo antico che quello più moderno del Partenio, che è utile quindi sia per la dismenorrea che contro l'emicrania.

Negli studi condotti sull'emicrania sono state evidenziate anche proprietà ipotensive, antispasmodiche a livello del tratto digestivo, sempre per l'azione del Partenio sulla muscolatura liscia. Si avrebbe anche come conseguenza un blando effetto tranquillante che faciliterebbe il sonno, se la pianta è assunta la sera. La sua azione antinfiammatoria ha anche un buon effetto lenitivo a livello dei dolori articolari, inclusi quelli derivanti dall'artrite reumatoide.

Per la sua azione emmenagoga ne è sconsigliato l'uso in gravidanza, allattamento e nell'infanzia. Anche l'usanza di masticare le foglie fresche è da sconsigliare, poiché può provocare ulcerazioni della mucosa della bocca e irritazione gastrica; è necessaria cautela anche in caso di gastrite, ulcera, colite ulcerosa, malattia di Crohn, e durante terapie anticoagulanti. La somministrazione della pianta è inoltre controindicata in quei soggetti che presentano allergie alle piante della famiglia delle Asteracee. Si deve evitare anche la contemporanea assunzione di Partenio in associazione a terapie antinfiammatorie di sintesi.

Uncaria (Uncaria tomentosa)



Uncaria
Uncaria
L'Uncaria è una liana che può raggiungere i 20 metri di lunghezza. Cresce nelle zone più impervie della foresta Amazzonica, dove gli indios peruviani la chiamano "uña de gato", cioè unghia di gatto, alludendo con questo nome alle spine a forma di gancio che la pianta produce per attaccarsi agli alberi, sui quali si appoggia per crescere verso l'alto, alla ricerca della luce. La droga è rappresentata dalla corteccia del fusto che i "curanderos" peruviani utilizzano ancora oggi per curare le malattie degenerative di varia natura, come infiammazioni e dolori osteoarticolari, per le ferite profonde, come antivirale e nel periodo post-partum.

I moderni studi hanno confermato le proprietà antireumatiche, antinfiammatorie, cicatrizzanti, immunostimolanti e antivirali dell'Uncaria, in particolare per l'apparato scheletrico, essendo questa pianta attiva per contrastare il dolore provocato dai reumatismi in genere e in particolare nell'artrite reumatoide.
L'Uncaria è quindi utilizzata in caso di malattie infiammatorie croniche come le malattie reumatiche e articolari, per aumentare le difese immunitarie e quindi come prevenzione contro le malattie infettive, specie se di natura virale, come quelle a carico dell'apparato respiratorio. L'uso dell'Uncaria è sconsigliato durante l'infanzia, la gravidanza e l'allattamento, perché sembra che possa avere un'azione sulla muscolatura uterina e sulla lattazione.
Benché sia utilizzata contro l'artrite reumatoide, l'Uncaria è sconsigliata per le altre malattie definite autoimmuni, come la sclerosi multipla. Alti dosaggi potrebbero provocare diarrea, anche se alle dosi normalmente consigliate la pianta è ben tollerata e sicura.

Dott.ssa Marina Multineddu

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