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ARTIGLIO DEL DIAVOLO: PROPRIETÀ ANTINFIAMMATORIE, UTILIZZI E BENEFICI PER I PROBLEMI DI ARTICOLAZIONI E MUSCOLI

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Artiglio del Diavolo, pianta e frutto
L'Artiglio del diavolo, Harpagophytum procumbens, noto anche come Arpagofito o Arpago, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Pedaliaceae originaria dell'Africa Sud Occidentale, dove cresce spontanea nelle aree semidesertiche della savana e del deserto del Kalahari, nel deserto della Namibia, nel Botswana e in Madagascar, in terreni poveri di nutrienti, sabbiosi o argillosi, o talvolta rocciosi, dove resiste bene alla siccità, necessitando di acqua solo in caso di forte siccità estiva.
Essendo una pianta geofita (che ha gemme poste a livello del terreno o su organi sotterranei come i rizomi) e dormiente in inverno, può resistere anche al gelo.

L'Arpagofito deve il suo nome di genere alle parole greche "harpago" (= uncino, rampino) e "phyton" (= pianta), per via dei particolari frutti legnosi (capsule) dotati di uncini che si agganciano alle zampe e al pelo degli animali, i quali propagano la specie diffondendone in tal modo i semi anche a lunghe distanze; mentre il nome di specie "procumbens" (= strisciante) fa riferimento al portamento della pianta che produce fusti (cauli) striscianti sul terreno, quindi si può definire in breve l'Arpagofito come una pianta strisciante dotata di uncini, con foglie lobate e picciolate e fiori singoli color porpora.

Pianta di Harpagophytum procumbens
Sembra che la denominazione popolare di Artiglio del diavolo, sia dovuta, oltre che ai frutti provvisti di uncini come artigli, anche al fatto che costituisce una sorta di trappola per i piccoli animali che vivono nella savana, i quali, passando sopra le piante prostrate sul terreno, uncinate e pungenti, e ferendosi in modo doloroso o restando intrappolati, siano presi da forte agitazione, saltellando furiosamente in modo forsennato, come se fossero "indiavolati".

La radice è formata da un fittone, denominato radice primaria, che penetra verticalmente nel terreno fino alla profondità di 80 cm - 1 m, verosimilmente alla ricerca di acqua; da essa si dipartono, in un raggio all'intorno di circa 1,5 metri, le radici secondarie , che rappresentano la droga, cioè la parte di pianta dotata di principi attivi medicinali, e sono dotate di protuberanze cilindriche, tuberizzate e fusiformi lunghe fino a 20 cm e larghe fino a 6 cm, che possono raggiungere un peso di 600 grammi, fungendo da riserva di nutrienti per la stessa pianta.
I fiori di colore rosa-lilla o rosso violetto, hanno la forma di una piccola tromba.

Le radici secondarie officinali, dal gusto molto amaro, simile a quello della Genziana, contengono un fitocomplesso comprendente glicosidi monoterpenici iridoidi amari, in particolare arpagoside, arpagide e procumbide, e inoltre flavonoidi (luteolina e kaempferolo) ad azione antiossidante e antinfiammatoria, polifenoli, fitosteroli come il beta-sitosterolo, e triterpeni, fra cui acido oleanolico e ursolico, eugenolo e beta-cariofillene, acido cinnamico, caffeico e clorogenico, cere, gommoresine, e una piccola percentuale (circa lo 0,03%) di olio essenziale.

Le proprietà dell'Artiglio del Diavolo



Frutto uncinato di Artiglio del Diavolo
Frutto uncinato di Artiglio del Diavolo
L'attività della droga è spesso riferita al suo principale composto, l'arpagoside, tuttavia, come per la maggior parte delle piante medicinali, la somministrazione del singolo principio attivo non riproduce esattamente l'attività complessa osservata con la somministrazione del fitocomplesso "in toto".
L'azione dell'Artiglio del diavolo sembra dovuta alla riduzione dei fattori infiammatori per l'interferenza sull'azione dell'acido arachidonico, responsabile dello stimolo infiammatorio, agendo sulla sintesi di prostaglandine e leucotrieni.

L'Arpagofito è utilizzato da secoli nella medicina popolare tradizionale sudafricana da Boscimani, Bantù e Ottentotti, sotto forma di decotto per lenire vari disturbi di natura infiammatoria, come febbre, dolore e patologie reumatiche, come analgesico dei dolori durante il parto mediante l'applicazione di un unguento preparto dalla pianta fresca, applicato sull'addome per favorire le contrazioni uterine nei parti difficili, e inoltre come digestivo.

Introdotto in Europa all'inizio del XX secolo per merito di un colono tedesco, un certo Menhered, gli furono attribuite inizialmente proprietà digestive per il suo gusto amaro, mentre solo in seguito gli furono assegnate e ampiamente riconosciute da moderni studi di farmacologia, i primi effettuati nel 1958 dal prof. Zorn, dell'Istituto Friedrich-Schiller di Jena in Germania, anche proprietà analgesiche, antinfiammatorie, spasmolitiche, antiflogistiche, antireumatiche, utili per supportare le patologie degenerative dell'apparato osteo-artro-muscolare, sia mediante un'azione sistemica attraverso l'uso di integratori titolati in compresse, capsule, o estratti idroalcolici, semplici o composti con altre piante antinfiammatorie (come Boswellia, Arnica, Curcuma, Ananas e altre), oltre che tramite applicazioni locali sinergiche di preparati in gel, pomate, unguenti, cerotti, anche in caso di traumi articolari o muscolari, sciatica, contusioni e in presenza di dolore acuto o cronico.

Problemi articolari, muscolari e gastrici
L'Artiglio del diavolo è perciò indicato per il benessere artro-muscolare, sia per uso interno come integratore, che esterno, per una sinergia di azione che ne potenzia gli effetti, in caso di reumatismo cronico, artrite reumatoide, osteoartrosi a differente localizzazione (coxartrosi, gonartrosi, artrosi cervicale), dolori articolari in genere, mal di schiena, tendiniti, sciatalgie, nevriti su base traumatica, infiammazioni soprattutto a livello osseo come artriti, malattie degenerative articolari e cervicali.

In presenza di difficoltà digestive l'Artiglio del diavolo si è rivelato utile contro la dispepsia, per la presenza dei glicosidi iridoidi, composti amari che stimolano la produzione di succhi gastrici digestivi e di bile (perciò è preferibile assumerlo a stomaco pieno), manifestando proprietà stomachiche, amaro-toniche, coleretiche, utili per supportare e migliorare il processo digestivo, e come coadiuvante per mantenere livelli fisiologici di colesterolo.

L'Artiglio del diavolo è presente anche in integratori ad uso veterinario, da solo o in associazione sinergica con altre piante specifiche (es. Boswellia, Aloe ed altre) per contrastare le infiammazioni articolari di cani, gatti, e cavalli, nelle situazioni con ridotte capacità motorie che causano dolori articolari e muscolari, reumatismi e artrosi, per ridurre le alterazioni delle cartilagini e del tessuto connettivo di tali animali.

L'Artiglio del diavolo non deve essere utilizzato in gravidanza, per la possibile azione sulla muscolatura uterina (azione ossitocica), durante l'allattamento e nell'infanzia.
Per la sua azione amaro-tonica è consigliabile assumerlo a stomaco pieno, specie se si hanno infiammazioni a carico della mucosa dello stomaco e, come tutti gli amari che aumentano la secrezione gastrica, deve essere evitato in caso di iperacidità gastrica, ulcera peptica, reflusso gastroesofageo.
L'uso orale è sconsigliato anche in caso di assunzione di farmaci anticoagulanti, antiaggreganti, antiaritmici.
In presenza di colelitiasi (calcoli della cistifellea) è raccomandato il parere del medico prima di utilizzarlo.
I primi giorni di assunzione l'Arpagofito può agire da lassativo.
E' prudente non associare l'Artiglio del diavolo ai farmaci antinfiammatori (FANS) o cortisonici per evitare interferenze.
L'uso esterno cutaneo non ha invece controindicazioni.

Dott.ssa Marina Multineddu

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