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FITOTERAPIA: PRECAUZIONI D'USO DELLE PIANTE OFFICINALI - QUARTA PARTE - INTERFERENZE TRA LE PIANTE OFFICINALI, INTERAZIONI TRA PIANTE E FARMACI, CONTROINDICAZIONI IN PRESENZA DI ALCUNE PATOLOGIE: LIQUIRIZIA, ARTIGLIO DEL DIAVOLO, IPERICO

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Proseguiamo l'analisi delle piante officinali in relazione alle precauzioni d'uso ed eventuali controindicazioni: questo mese ci soffermeremo ad esaminare la Liquirizia, l'Artiglio del diavolo e l'Iperico.

Liquirizia (Glycyrrhiza glabra)



Radici di liquirizia
Radici di liquirizia
La Liquirizia è una pianta erbacea perenne spontanea in Italia nelle regioni meridionali, soprattutto nelle zone costiere. La droga (ricordo che il termine droga si riferisce alle parti di pianta contenenti i principi attivi; l'accezione negativa del termine è nata solo in tempi recenti) è costituita dalla radice che contiene numerosi principi attivi, il più importante dei quali è la glicirrizina, la cui concentrazione è massima nella corteccia della stessa radice; infatti la radice mondata ne perde fino al 30-40%.

La Liquirizia è conosciuta come aromatizzante ed addolcente, poiché ha un potere dolcificante superiore di 50-60 volte rispetto al saccarosio (lo zucchero comune): infatti è spesso utilizzata come correttivo del sapore nell'industria alimentare, ma anche in erboristeria nella composizione delle tisane, per nascondere il sapore non proprio gradevole di alcune piante.
La Liquirizia è un valido aiuto come calmante della tosse per le sue proprietà espettoranti e secretolitiche delle secrezioni catarrali. Possiede inoltre proprietà antispasmodiche, antivirali e antimicrobiche, in virtù del suo contenuto in saponine e isoflavonoidi.

Le principali proprietà medicinali attribuite alla Liquirizia riguardano però il trattamento delle patologie a carico dello stomaco come gastrite e ulcera, delle quali favorisce la cicatrizzazione, e il suo uso risulta essere molto valido anche nella prevenzione. L'azione antinfiammatoria e cicatrizzante della Liquirizia sulla mucosa gastrica è documentata sia dal punto di vista soggettivo, con la remissione della sintomatologia, che da quello oggettivo, con gli esami diagnostici. Apprezzabile è anche l'uso nelle digestioni lente, nell'aerofagia, nel meteorismo, caratteristiche che, insieme alle proprietà antispasmodiche, ne fanno un valido supporto alle droghe antrachinoniche, delle quali riduce gli effetti collaterali, nelle tisane lassative.

La Liquirizia è adoperata anche per preparazioni ad uso esterno, in preparati cosmetici destinati a risolvere o attenuare affezioni irritative della pelle o delle mucose, come dermatiti, eczema, psoriasi, o per pelli aride e sensibili, anche dei bambini, e nei prodotti lenitivi doposole.

Liquirizia
Liquirizia
Le controindicazioni della Liquirizia sono correlate al meccanismo di azione della glicirrizina, che agisce potenziando nell'organismo la concentrazione degli ormoni steroidei endogeni, dei quali riduce la degradazione. Un consumo eccessivo e prolungato di Liquirizia può aumentare in particolare la concentrazione dell'ormone aldosterone, causando iperaldosteronismo, che provoca ritenzione di acqua e di sodio, perdita di potassio, con conseguente aumento della pressione arteriosa e possibilità di formazione di edemi. L'uso di Liquirizia, specie continuo o eccessivo, è quindi controindicato in caso di ipertensione, nell'insufficienza renale, in gravidanza, durante l'assunzione di farmaci corticoidi. E' consigliabile cautela anche quando si assumano contraccettivi orali, o farmaci che favoriscono la perdita di potassio, come i diuretici, dei quali potrebbe potenziare l'azione.
L'assunzione di 10 grammi di radici di Liquirizia al giorno, pari a circa 1 grammo di glicirrizina, se protratta a lungo, può portare all'instaurarsi delle reazioni avverse appena descritte. In concomitanza con trattamenti fitoterapici contenenti liquirizia, è consigliabile assumere cibi ricchi di potassio, come banane, patate, albicocche secche.
La Liquirizia deve essere utilizzata realizzando l'infuso delle radici sminuzzate, evitando il decotto, che farebbe passare nell'acqua un principio amaro.

Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens)



Frutto di Artiglio del Diavolo
Frutto di Artiglio del Diavolo
L'Artiglio del diavolo è una pianta erbacea originaria della Namibia, il cui nome popolare fa riferimento alla forma dei frutti, che sono provvisti di uncini, così come il nome del genere, Harpago, che in greco significa "rampino".
Le popolazioni indigene utilizzano questa pianta come amaro-tonico nei disturbi digestivi, e per favorire il parto, applicandola fresca sull'addome. Gli studi di farmacologia su questa pianta, effettuati già nel 1958, hanno messo in evidenza le sue proprietà antiartritiche e antiartrosiche, proprietà confermate poi nei successivi studi del 1981. Anche studi clinici più recenti, del 1999, hanno riconosciuto le proprietà antinfiammatorie, analgesiche, antireumatiche dell'Artiglio del diavolo sull'apparato osteoarticolare.

Oggi questa pianta è principalmente utilizzata in caso di reumatismo cronico, artrite reumatoide, osteoartrosi comunque localizzata (coxartrosi, gonartrosi, artrosi cervicale).
I migliori risultati si ottengono facendo uso della pianta "in toto", piuttosto che del suo principio attivo fondamentale isolato, l'arpagoside, per il reciproco potenziamento d'azione delle varie sostanze attive contenute nella pianta, come avviene per la maggior parte delle piante officinali.

Artiglio del Diavolo
Artiglio del Diavolo
Per la sua azione amaro-tonica è consigliabile assumere l'Artiglio del diavolo a stomaco pieno, se si hanno infiammazioni della mucosa dello stomaco e, come tutti gli amari, va evitato in caso di ulcera. Altre controindicazioni riguardano l'azione ossitocica (cioè che favorisce le contrazioni uterine), che conferma l'uso popolare in caso di parti difficoltosi, per cui è controindicato in gravidanza. La pianta deve essere utilizzata con cautela in caso di assunzione di farmaci cortisonici e antinfiammatori non steroidei (FANS), per un possibile aumento della gastrolesività: meglio evitare l'assunzione contemporanea, riservando l'uso dell'Artiglio del diavolo ai periodi di sospensione dei farmaci antinfiammatori di sintesi. Raramente, in alcuni soggetti ipersensibili, o a causa di dosaggio eccessivo, può dar luogo a diarrea. L'uso è sconsigliato anche in caso di assunzione di farmaci anticoagulanti.
In generale la possibile tossicità di questa pianta è considerata molto bassa.

Iperico (Hypericum perforatum)



Foglia di Iperico
Foglia di Iperico
L'Iperico, chiamato anche Erba di San Giovanni, è una pianta erbacea assai diffusa nelle nostre campagne; le sue foglie presentano in controluce numerose piccole chiazze traslucide, corrispondenti a ghiandole, che le fanno sembrare attraversate da numerosi forellini, da cui il nome perforatum.
L'Iperico è una pianta molto interessante e piuttosto importante nel panorama fitoterapico, poiché possiede un fitocomplesso ricco e composito, che giustifica le numerose proprietà medicinali che le sono attribuite e riconosciute, sia per l'uso esterno che per quello interno. I principi attivi caratterizzanti sono, fra gli altri, l'ipericina, l'iperforina e i flavonoidi.

L'uso esterno prevede l'utilizzo come vulnerario per piaghe da decubito non infette, ferite, ulcerazioni, bruciature, eritemi da pannolino. E' interessante anche l'uso cosmetico, per la sua azione protettrice utilizzata per i prodotti solari, poiché l'olio di Iperico agisce come filtro verso i raggi solari, ed ha anche un'azione vasoprotettrice che riduce il rischio di eritema, mentre l'ipericina accelera la maturazione della melanina, facilitando quindi l'abbronzatura. L'olio di Iperico è anche un valido antiarrossante per pelli delicate, eudermico e tonificante per pelli senescenti; manifesta un'azione anestetica locale, riduce le reazioni infiammatorie e favorisce la riepitelizzazione dell'epidermide. All'iperforina sono riconosciute proprietà antibatteriche e antifungine.

Ma è l'uso interno che ha suscitato in questi anni grande interesse, per la valenza terapeutica manifestata dall'Iperico nelle forme depressive di media e lieve entità, e nelle forme ansiose depressive. Il meccanismo d'azione sarebbe da ricercare nell'attività dell'Iperico sui neurotrasmettitori, attività che conferisce alla pianta proprietà ansiolitiche, riequilibranti del tono dell'umore, antispasmodiche, sedative del sistema nervoso centrale, e soprattutto antidepressive.

Iperico
Iperico
Anche in questo caso, gli studi clinici effettuati dimostrano chiaramente che l'azione della pianta "in toto" è di gran lunga superiore alla somma delle azioni dei principi attivi isolati. L'Iperico trova quindi un ideale campo di applicazione nel trattamento delle turbe depressive moderate o lievi, nei disturbi dell'umore (anche del periodo premestruale), nei disturbi ossessivo-compulsivi, nel trattamento delle paure infantili, e dell'enuresi notturna dei bambini.
L'Iperico possiede anche un'attività antivirale, verso alcuni virus in particolare, ed esercita anche un'azione coleretica ed epatoprotettrice, che può essere utilizzata nei disturbi epatici.

Un'altra attività interessante è quella legata alle proprietà cicatrizzanti e lenitive dell'olio di Iperico, che può essere sfruttata nel trattamento della gastrite e dell'ulcera gastrica (ricordiamo che all'iperforina è riconosciuta anche un'attività antibatterica), attraverso l'ingestione di due cucchiaini d'olio al giorno, lontano dai pasti, suddivisi in due somministrazioni.

Gli studi più recenti hanno evidenziato che l'uso dell'Iperico non comporta particolari reazioni avverse o effetti collaterali, ma il suo utilizzo deve essere rigorosamente vietato in concomitanza con l'uso dei farmaci antidepressivi di sintesi, per la possibile interferenza con essi. Paradossalmente l'Iperico diminuisce la disponibilità di detti farmaci, riducendone di fatto l'azione, anziché potenziarla, come ci si aspetterebbe (mentre con altri farmaci, sempre antidepressivi, l'azione è potenziata in modo incontrollabile). Questo avviene poiché la pianta accelera l'attività di alcuni enzimi, che aumentano il metabolismo e l'eliminazione di diversi farmaci da parte dell'organismo, rendendoli di fatto meno attivi.

Anche la pillola anticoncezionale è da annoverare tra i farmaci la cui disponibilità è alterata dall'Iperico, per cui è buona norma evitare l'associazione, specie a dosaggi importanti, anche se in letteratura non sono segnalati casi di gravidanze indesiderate, causate dall'assunzione di Iperico contemporaneamente alla pillola anticoncezionale.

L'Iperico per uso interno può avere anche un'azione fotosensibilizzante, per cui è buona norma evitare l'esposizione prolungata ai raggi solari, specie in piena estate (o alle lampade abbronzanti), anche se si è visto che la fotosensibilizzazione si manifesta a dosi molto più elevate (30 volte) rispetto a quelle che sono normalmente utilizzate. Chi ha la pelle molto chiara comunque deve osservare una certa prudenza.
Non vi sono sufficienti studi sull'uso dell'Iperico in gravidanza e allattamento, per cui ne è sconsigliato l'uso, senza il consiglio del medico.

Dott.ssa Marina Multineddu

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