FITOTERAPIA: PRECAUZIONI D'USO DELLE PIANTE OFFICINALI - PRIMA PARTE - INTERFERENZE TRA LE PIANTE OFFICINALI, INTERAZIONI TRA PIANTE E FARMACI, CONTROINDICAZIONI IN PRESENZA DI ALCUNE PATOLOGIE: ACHILLEA, AGLIO, ALOE, FRANGULA, RABARBARO, SENNA, CASCARAArticoli correlati: |
||
Affrontiamo questo mese un argomento che costituisce molto spesso l'oggetto delle vostre richieste, quando ci scrivete per avere una consulenza (che, vi ricordo, è assolutamente gratuita): le eventuali controindicazioni che alcune erbe officinali possono avere nei confronti del nostro organismo, specie in presenza di alcune particolari patologie, le possibili interferenze tra piante officinali diverse, o tra le erbe medicinali e i farmaci di sintesi, compresa la pillola anticoncezionale.
Voglio ricordare che i primi farmaci ideati dall'uomo per mantenere la salute sono proprio quelli di origine vegetale, costituenti gli apprezzati rimedi naturali della medicina popolare empirica, molti dei quali hanno avuto la conferma della scienza alla luce dei moderni studi sulla fitoterapia. Le giuste conoscenze scientifiche per un uso razionale dei rimedi fitoterapici sono indispensabili per un impiego corretto e consapevole delle erbe officinali, conoscenze che costituiscono il necessario bagaglio culturale del moderno erborista, preparato e aggiornato. Molti ritengono che la fitoterapia sia assolutamente innocua, ma questo non è sempre vero. Abbiamo infatti sottolineato che le erbe officinali sono dei veri e propri farmaci naturali, poiché contengono delle molecole che interagiscono con il nostro organismo, quando le utilizziamo sia per uso interno che per uso esterno. E' pur vero che le piante officinali sono molto più "maneggevoli" rispetto ai farmaci di sintesi, e che raramente hanno gravi effetti collaterali indesiderati: questo avviene perché le erbe medicinali contengono un complesso di numerosi principi attivi, definito "totum vegetale", proprio a significare che tutte le sostanze attive sono reciprocamente importanti, e che proprio dal loro equilibrio dipende l'azione farmacologica di ogni pianta medicinale. L'insieme dei principi attivi è definito fitocomplesso. Esso ha un'importanza fondamentale per le proprietà terapeutiche di ogni pianta medicinale: queste possono essere diverse da quelle di uno o più dei suoi costituenti presi singolarmente, ed esprimono quindi la risultante finale dell'interazione fra le loro singole proprietà. Proprio il fatto che l'azione medicinale derivi da un mix di numerose sostanze fa sì che le proprietà terapeutiche delle piante medicinali siano in generale più delicate, in quanto l'azione di ogni molecola è esaltata ma allo stesso tempo moderata dall'azione delle altre presenti nel fitocomplesso. Questo può apparire una contraddizione, ma non lo è: infatti in una pianta troviamo diverse molecole che agiscono in sinergia fra loro, potenziandosi vicendevolmente, ma nello stesso tempo ve ne sono altre che hanno un effetto tampone e mitigano gli eventuali effetti nocivi. Nel caso dei farmaci di sintesi invece, il concetto che regola la farmacologia mette l'accento sul principio attivo isolato e sulle sue potenzialità terapeutiche, ascrivibili quindi ad una sola molecola, somministrata con l'aiuto di eccipienti inerti. Questo rende l'azione del farmaco tradizionale molto più potente e veloce, ma ne esalta anche gli effetti negativi, le controindicazioni e gli effetti collaterali, quindi è bene ricorrere ad essi solo in caso di effettiva e inderogabile necessità, che naturalmente deve essere valutata dal medico. E' bene quindi, quando possibile, nelle patologie di lieve o media entità, utilizzare la fitoterapia, che è il più delle volte priva di effetti nocivi. Nelle patologie più gravi è possibile talvolta affiancare alla terapia farmacologica di sintesi anche la fitoterapia; ciò può consentire di ridurre il dosaggio e la durata della somministrazione del farmaco, e di ridurre al minimo gli effetti collaterali indesiderati. La conoscenza della composizione qualitativa e quantitativa delle piante officinali permette di indagarne anche i meccanismi di azione, rendendo ancora più mirata e sicura la fitoterapia moderna. Alla luce di queste considerazioni prendiamo ora in esame alcune piante officinali, per metterne in evidenza le eventuali controindicazioni e le precauzioni d'uso. Poiché la materia è molto vasta, dividerò l'argomento in vari "capitoli", che saranno completati nel corso dei prossimi mesi. Achillea (Achillea millefolium)Achillea Poiché l'Achillea appartiene alla famiglia delle Asteracee, può provocare, nei soggetti particolarmente sensibili o allergici alle piante di questa famiglia, dermatite allergica. Per quanto riguarda le possibili interazioni, bisogna porre attenzione alla sua attività sulla coagulazione del sangue, in particolare per le persone che assumono farmaci anticoagulanti, di cui potrebbe alterare l'azione. In caso di uso per facilitare le mestruazioni, se assenti per cause varie, l'uso dell'Achillea non pregiudica un'eventuale gravidanza ignorata. Aglio (Allium sativum)Aglio Proprio quest'ultima attività ne inibisce l'uso a persone in trattamento con farmaci anticoagulanti, dei quali può potenziare l'azione, rendendo non più gestibile il dosaggio del farmaco stesso. Poiché allunga il tempo di coagulazione del sangue, è bene sospenderne l'uso alcuni giorni prima di un intervento chirurgico. L'Aglio inoltre può essere dannoso nelle persone con disturbi gastrici. E' buona norma sospendere l'assunzione di Aglio anche durante la gravidanza e l'allattamento. Piante antrachinoniche: Aloe, Frangula, Rabarbaro, Senna, Cascara, Spino cervinoFrangula Rabarbaro Il meccanismo di azione dei lassativi antrachinonici si esplica a livello del colon (il grosso intestino chiamato intestino crasso), con un'azione congestizia e irritante sulle terminazioni nervose delle pareti intestinali, che provoca un aumento della peristalsi, della produzione di muco, e diminuisce contemporaneamente il riassorbimento di acqua. Questo meccanismo determina un aumento di volume del contenuto intestinale, che causa una distensione della parete determinando come conseguenza l'aumento della peristalsi, che produrrà così l'evacuazione. Gli effetti lassativi si manifestano dopo 8-12 ore dall'assunzione, che solitamente è consigliata la sera, prima di coricarsi, in modo che l'effetto si manifesti al mattino, al risveglio. A seconda del dosaggio utilizzato, si possono avere solo effetti lassativi, oppure effetti più drastici purganti. Aloe vera barbadensis Senna Un uso troppo prolungato di lassativi antrachinonici provoca perdita di potassio, fatto che deve essere tenuto presente quando si assumono diuretici o farmaci che regolano il ritmo cardiaco. Bisogna anche tener presente che l'uso di alti dosaggi di antrachinoni provoca una diminuzione del tempo di transito intestinale: questo può ridurre l'assorbimento di farmaci, eventualmente assunti per via orale (attenzione alla pillola anticoncezionale!). Il dosaggio quindi deve essere il più basso possibile, tale da determinare una funzione pressoché fisiologica, senza causare crampi e dolori addominali. E' bene inoltre assumere i lassativi in momenti diversi rispetto ai farmaci, per non interferire sul loro assorbimento e quindi sulla loro efficacia. Cascara Personalmente le accompagno a piante che producono mucillagini, e ad altre che stimolano la funzione biliare del fegato, non dimenticando di associare piante carminative, per ridurre la produzione di gas intestinali e quindi il famigerato e tanto diffuso gonfiore addominale. In questo modo si ottiene il risultato voluto con un impiego minimo di droghe antrachinoniche, evitando e allontanando nel tempo l'assuefazione e il conseguente aumento del dosaggio, specie se si fa un uso saltuario di tisane lassative, ad esempio un paio di volte la settimana, anche se costante nel tempo. L'impiego prolungato di lassativi a contenuto antrachinonico può provocare una pseudomelanosi del colon, per cui la mucosa intestinale assume un colore bruno (dal greco melanos = nero, scuro), ma si è compreso che questo fenomeno è reversibile con la sospensione dell'assunzione. In definitiva, l'uso di queste piante lassative è utilissimo in caso di stipsi, anche severa, ma esse non devono essere utilizzate continuativamente, poiché possono provocare, col tempo, una certa assuefazione, che rende necessario aumentare progressivamente il dosaggio. Meglio utilizzarle saltuariamente e per brevi periodi, per superare momenti di disagio, ma provvedere a modificare le abitudini errate, come un'alimentazione povera di fibre e di un'adeguata quantità di liquidi, oltre ad una vita troppo sedentaria. Con questo gruppo terminiamo la prima puntata di questo ciclo dedicato alle precauzioni legate all'utilizzo dei rimedi fitoterapici. Il mese prossimo proseguiremo prendendo in esame un'altra serie di piante officinali. Dott.ssa Marina Multineddu |
||
Il nostro assortimento di |
|
|||||
|