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LA STANCHEZZA PRIMAVERILE E LE PIANTE ENERGETICHE E ADATTOGENE

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Stanchezza primaverile
Con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, mentre intorno a noi la natura si ridesta e mostra un'attività quasi febbrile che porta al risveglio di piante e animali, l'organismo umano, con il variare delle condizioni climatiche, può mostrare, al contrario, una sensazione di stanchezza e di indebolimento.

Le cause della stanchezza primaverile



Dopo il "letargo" invernale, anche il nostro organismo in primavera subisce un aumento della funzionalità che genera una sferzata delle attività fisiologiche, con un dispendio di energia che può provocare questa percezione di spossatezza.
L'organismo può anche essere appesantito dalla dieta invernale, normalmente più ricca di grassi, da una minore attività fisica, che durante i mesi invernali solitamente rallenta, e da un accumulo di tossine che hanno appesantito i nostri organi.

Rodiola
Rodiola
Non si deve dimenticare, inoltre, che la minor insolazione invernale può aver agito anche sulla psiche, per la ridotta quantità di luce a cui l'organismo è stato esposto.
Questo può comportare variazioni dell'umore: l'esposizione alla luce solare influisce sulla produzione di melatonina, chiamata "ormone del buio" perché secreta durante le ore notturne dall'epifisi, la ghiandola endocrina che si trova al centro del cervello.

La melatonina ha una funzione basilare sulla regolazione dei ritmi circadiani (dal latino "circa diem" = che avviene circa in un giorno), e in particolare sul ciclo sonno-veglia, cioè l'alternanza delle fasi di sonno e di veglia dei mammiferi, incluso l'uomo.

L'esposizione a poche ore di luce come avviene in autunno-inverno può farci giungere all'inizio della primavera con un umore depresso, mentre la maggiore esposizione alla luce, che aumenta con l'allungarsi delle giornate, situazione di per sé positiva poiché influisce beneficamente sull'umore, sottopone l'organismo ad un cambio di marcia delle sue funzioni, per cui esso deve adeguarsi a nuovi ritmi biologici.

Questo può causare un logoramento che porta a un calo di energie fisiche e un maggior bisogno di sonno, e può quindi influire sull'insorgere della cosiddetta "stanchezza primaverile", caratterizzata da senso di spossatezza e sonnolenza, tipiche del cambio di stagione, con una sensazione di astenia che può avere una durata variabile da qualche giorno a diverse settimane.

La maggiore sonnolenza accresce il bisogno di dormire più del solito, ma, paradossalmente, pur dormendo di più, al risveglio ci si sente più deboli e svogliati, privi di forze, con una sensazione di continuo affaticamento e mancanza di concentrazione, tutti segnali che l'organismo invia per chiedere aiuto.

Guaranà
Guaranà
Per ovviare a questi inconvenienti si possono adottare alcune norme generali, come curare l'alimentazione privilegiando cibi leggeri e digeribili, frutta e verdure di stagione, oltre a praticare una leggera attività fisica che rimetta in moto l'organismo migliorando la circolazione, e di conseguenza l'ossigenazione dei tessuti, in particolare quelli cerebrali.

E' consigliabile attuare una purificazione dell'organismo dalle tossine accumulate in inverno, mediante l'uso di tisane o integratori di piante detossificanti e depurative, di vitamine, sali minerali.

L'integrazione con il ferro in particolare è indicata per le ragazze e le donne, che possono avere una carenza costituzionale, accompagnata dall'assunzione di vitamina C naturale, che ne migliora l'assorbimento; è consigliato anche il magnesio, che contrasta l'irritabilità che si può instaurare come reazione al senso di disagio e di infiacchimento che ci opprime; gli antiossidanti aiutano a ridurre l'impatto deleterio dei radicali liberi sulle cellule.

Combattere la stanchezza con le piante adattogene



Ginseng
Ginseng
La fitoterapia mette a disposizione inoltre molte piante, definite adattogene, che costituiscono una categoria di rimedi coadiuvanti molto efficaci per contrastare gli effetti negativi delle situazioni stressanti, che possono determinare l'instaurarsi della stanchezza primaverile.

Sono solitamente specie di piante originarie dei paesi orientali, come Cina e India, della Siberia, o delle Americhe, che fino a non molto tempo fa erano estranee alla nostra tradizione fitoterapica, ma, per la fama millenaria che vantano nell'ambito dell'antica medicina orientale, sono giunte fino a noi e in tempi abbastanza recenti sono entrate a far parte anche del bagaglio culturale fitoterapico occidentale.

Ci riferiamo a piante tipicamente adattogene come Ginseng, Eleuterococco, Rodiola; alle piante peculiari dell'antica medicina Indiana, l'Ayurveda, come Astragalus, Schisandra, Tulsi, Withania, Bacopa, Moringa (ma l'elenco sarebbe veramente quasi inesauribile); o alle piante energetiche, utilizzate anche più specificamente per la sfera sessuale, come Damiana, Maca, Muira puama; o ancora alle piante definite nutraceutiche per le loro caratteristiche pro-energetiche, come Noni e Goji.

Noni
Noni
Non possiamo non ricordare, inoltre, i funghi della tradizione millenaria cinese, come il Cordyceps sinensis; o le piante nutriterapiche, toniche ed energetiche che forniscono all'organismo importanti nutrienti, quali l'Acerola, l'alga Chlorella, la Spirulina, o le alghe Klamath, dall'eccezionale composizione nutrizionale naturalmente completa, che svolge un'azione nutriente e ricostituente in caso di debilitazione, stanchezza, e di riduzione energetica in genere.

A queste si possono aggiungere le classiche piante stimolanti, che possono essere assunte come infusi o sotto forma di integratori, eventualmente associate ad altre piante energetiche, come il Guaranà, il Caffè e il Caffè verde, il Tè, il Tè verde, la Cola, il Matè, che, se consumati in quantità moderate, forniscono all'organismo energia pronta, spendibile immediatamente per superare particolari momenti di indebolimento, o per affrontare particolari impegni, ad esempio l'attività sportiva o lo studio.

Maca
Maca
Tutte queste piante, ciascuna con le proprie caratteristiche peculiari, svolgono un ruolo significativo nel ripristino dell'omeostasi e del corretto equilibrio energetico, fisico e psichico, agendo come tonico e sostegno metabolico, anche come supporto preventivo, con un'importante azione immunomodulante che accresce le capacità di difesa dell'organismo.

Le piante adattogene accrescono le capacità di adattamento nei confronti degli "stressor" (= stimoli di diversa natura che possono indurre stress fisico e/o psichico) conferendo all'organismo maggiore tono e vitalità per resistere più efficacemente al distress (dal greco dys = male), cioè allo stress negativo che può portare a sviluppare ansia, tensione, insonnia, difficoltà di concentrazione e deficit di memoria, o innescare disfunzioni sessuali, e portare a un calo dei livelli di resistenza dell'organismo, con conseguente riduzione delle difese immunitarie e maggiore sensibilità alle malattie.

Ricordiamo che uno stress può essere considerato anche benefico (eustress, dal greco eu = bene), quando genera stimoli nervosi ed endocrini positivi, che preparano l'organismo a mobilitare efficacemente le sue risorse per una migliore difesa dagli agenti stressanti.

Le piante energetiche e adattogene, dunque, non sono dannose per l'organismo poiché non esercitano un'azione eccitante, non impongono una reazione forzata che potrebbe anche essere deleteria, poiché porterebbe all'esaurimento delle energie.
Esse agiscono piuttosto come agenti normalizzanti, che provocano nell'organismo una risposta graduale e fisiologica che induce a mantenere stabile il proprio equilibrio, ottimizzando l'efficienza delle funzioni omeostatiche, supportando e rafforzando le capacità individuali di gestire il distress, che sono caratteristiche e proprie di ciascun individuo.

Dott.ssa Marina Multineddu

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