GLI ENZIMI DIGESTIVI: QUANDO È CONSIGLIATA UNA INTEGRAZIONE NATURALE 15-03-2017 (Aggiornato 13-07-2024) - Dott.ssa Marina Multineddu |
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Nei precedenti articoli dedicati ai disturbi intestinali e ai disturbi gastrici abbiamo esaminato il processo della digestione e dei possibili problemi che l'alterazione della sua fisiologia può causare; abbiamo constatato che la digestione è un fenomeno complesso e articolato che ha la funzione di scomporre il cibo, introdotto nell'organismo con l'alimentazione e costituito da molecole piuttosto complesse, al fine di ottenere composti formati da piccole molecole solubili che possano essere assimilate dall'organismo mediante i villi intestinali che tappezzano le mucose del tubo digerente. La digestione è dunque un lungo procedimento chimico-fisico eterogeneo costituito da varie fasi, ciascuna delle quali svolge specifiche e ben determinate funzioni, tutte finalizzate a scindere molecole composte per frazionarle in molecole semplici, assimilabili e utilizzabili dall'organismo stesso per svolgere tutte le attività attinenti alla sua fisiologia. Cosa sono gli enzimi?Tutte le trasformazioni chimiche che avvengono nell'organismo, incluse quelle operate durante la digestione, sono attivate da numerosissime e specifiche sostanze organiche di natura proteica, chiamate enzimi, termine coniato nel 1878 dal medico e fisico tedesco Wilhelm Friedrich Kühne e acquisito dalla comunità scientifica fin dal 1897 per indicare tutti i biocatalizzatori (o bioregolatori = sostanze che accelerano le reazioni dei sistemi biochimici negli organismi viventi). La parola enzima, un tempo definito fermento, deriva dal greco "en = dentro" e "zymo = fermento o lievito", col significato di "insito nel lievito", poiché Kuhne riteneva che tali sostanze fossero presenti solo nelle cellule vive dei lieviti. Fu il chimico tedesco Eduard Buchner, premiato in seguito col Nobel per la chimica, che ne comprese le funzioni biologiche, dimostrando che determinate fermentazioni avvenivano anche senza la presenza di cellule di lievito vive, e quindi indipendentemente da cellule viventi, e chiamò "zimasi" l'enzima che aveva operato la fermentazione dello zucchero saccarosio, su cui stava sperimentando. Funzionamento delle reazioni enzimatiche Gli enzimi introdotti col cibo sono molto sensibili al calore, perciò, per poterne usufruire, è indispensabile assumere quotidianamente una quota di alimenti crudi, come verdure e frutta. Gli enzimi sono definiti "catalizzatori biologici" perché svolgono la funzione fondamentale "catalizzare", cioè di attivare e accelerare le reazioni biochimiche che avvengono in un organismo, facendo sì che accadano alla giusta temperatura corporea, ad un pH adeguato, e in tempi appropriati, rendendole così compatibili con la vita, senza subire in questo processo alcuna modificazione, o partecipare alla reazione stessa, o venirne consumati: essi, terminata la reazione, ritornano inalterati alla forma chimica originale: possiamo paragonare gli enzimi ad un direttore di orchestra, che coordina e armonizza l'intervento di tutti gli strumenti dell'orchestra durante l'esecuzione di una melodia, senza suonare alcuno strumento. Le funzioni degli enzimi digestiviL'azione degli enzimi è assolutamente indispensabile per la vita: senza il loro intervento, le velocità di molte reazioni biochimiche sarebbero così lente (secondo i casi ore, giorni, settimane, mesi o anche anni) da essere incompatibili con la vita come noi la conosciamo, con i suoi peculiari ritmi fisiologici. Alcuni enzimi agiscono in ambiente neutro (bocca), altri in ambiente acido (stomaco), altri ancora in ambiente leggermente alcalino (duodeno). Papaya Quindi il bolo alimentare, dopo un'accurata masticazione che favorisce l'azione della ptialina, dalla bocca percorre l'esofago e attraversa il cardias giungendo nello stomaco, dove è sottoposto all'azione dell'acido cloridrico e degli enzimi proteolitici, definiti complessivamente pepsinogeno, e presenti in forma inattiva, ma che lo stesso acido cloridrico, che per la sua elevata acidità è anche un potente antisettico, trasforma nella forma attiva pepsina, che inizia la scissione delle proteine. Nello stomaco sono presenti inoltre la lipasi gastrica per una prima parziale digestione dei grassi, mucoproteine, e il cosiddetto "fattore intrinseco", una glicoproteina che si lega alla vitamina B12 e ne consente l'assorbimento successivo (nell'ileo). A questo punto, anche per la presenza del 97% di acqua nel lume gastrico, il bolo denso si trasforma in un fluido semiliquido acido chiamato chimo, che, procedendo attraverso il piloro, con piccoli fiotti alla volta, nell'intestino tenue, e precisamente nel duodeno, incontra la bile, basica, prodotta dal fegato; la bile col potere emulsionante dei suoi sali biliari è specifica per emulsionare i grassi, che riduce in piccolissime goccioline che verranno così meglio aggredite e scomposte, insieme alle proteine, dagli enzimi pancreatici tripsinogeno, chimotripsinogeno, colipasi e lipasi pancreatica, elastasi, amilasi, che completerà la digestione degli amidi iniziata nella bocca mediante la ptialina, ed altri, oltre a bicarbonati che, insieme alla bile, tamponano l'acidità delle sostanze acide provenienti dallo stomaco. I suddetti enzimi costituiscono la componente esocrina del pancreas (quella endocrina è costituita dall'insulina prodotta dalle isole di Langerhans del pancreas stesso), vengono secreti in forma inattiva come zimogeni, e vengono successivamente attivati a tripsina, la forma attiva, che attiva tutte le altre proteasi per coadiuvare la digestione delle proteine. Nel duodeno si perfezionano i processi digestivi, mentre iniziano quelli di assorbimento. L'epitelio intestinale secerne inoltre enterochinasi che attiva la tripsina, saccarasi che scompone il saccarosio, maltasi per il maltosio, lattasi per la digestione del latte, ed altri. Il chimo acido è trasformato in chilo, un liquido lattiginoso moderatamente basico contenente cospicue quantità di nutrienti, e residui di enzimi che completeranno la trasformazione chimica del cibo; esso, così elaborato e ridotto ad elementi semplici assimilabili, verrà assorbito dai villi intestinali presenti nell'intestino tenue, per giungere al sangue o alla linfa, che li distribuiranno a tutto il corpo. Superato l'intestino tenue, il chilo, privato di quasi tutti i nutrienti, raggiunge l'intestino crasso (colon), dove sarà privato di acqua e minerali (elettroliti), e aggredito dalla flora batterica intestinale, che produce vitamine del gruppo B e vitamina K che vengono riassorbite, e diviene infine uno scarto per l'organismo (feci) e quindi eliminato mediante l'evacuazione. Problemi digestivi e integratori naturali di enzimi Da quanto esposto si evince che il ruolo degli enzimi è assolutamente indispensabile e determinante per una buona digestione e per il mantenimento di una buona salute. Se tuttavia le secrezioni enzimatiche da parte dell'organismo fossero per vari motivi deficitarie, con conseguenti difficoltà digestive e dispepsia, è possibile sostenerne l'azione per mezzo di un'alimentazione ricca di prodotti crudi e non pastorizzati, come verdura e frutta, purché non depauperati da trattamenti industriali, ed eventualmente supportarle mediante l'assunzione di integratori specifici che colmino le eventuali carenze costituzionali o dovute a vari fattori negativi come un'alimentazione monotona o non equilibrata, scarsa qualità di cibi pre-cotti, o troppo cotti (oltre i 45°), o trattati, uso di bevande alcoliche, problemi di salute come stati febbrili e da raffreddamento, o la presenza nello stomaco dell'Helicobacter pylori, o ancora fattori stressanti, pasti troppo abbondanti, insufficiente masticazione, gravidanza, assunzione di determinati farmaci, eccetera. Enzimi fungali - Aspergillus oryzae Enzima Lattasi - scissione del lattosio L'integrazione di enzimi digestivi può essere indicata anche come strumento per la riparazione della membrana intestinale lesa; essi costituiscono inoltre il nutrimento per i batteri come Acidophilus e Bifidus, benefici per la flora batterica intestinale, che contribuiscono quindi a mantenere efficiente evitando la disbiosi, condizione anomala che potrebbe ostacolare la corretta assimilazione dei principi nutritivi, e favorire una sorta di intossicazione innescata dall'assorbimento di sostanze tossiche. La lattasi in particolare, enzima deputato alla digestione del lattosio, lo zucchero presente nel latte, aiuta a risolvere i casi di deficit costituzionali, parziali o assoluti, di questo enzima, responsabile di una assai comune forma di intolleranza alimentare, che causa gonfiore intestinale, spiccata flatulenza, fino a provocare diarrea in seguito all'ingestione di anche minime quantità di latte, incluso il burro che ne contiene tracce, o di alimenti ricchi di lattosio (ricordiamo che lo yogurt non contiene lattosio, poiché esso è già "digerito" dai fermenti lattici). Enzimi naturali e piante digestive Possiamo ottenere un ulteriore giovamento, per superare momenti critici correlati alla digestione, associando agli enzimi digestivi naturali fungali anche diverse piante tradizionalmente utilizzate per stimolare il processo digestivo, come la Genziana, il Rabarbaro, il Boldo, la Cannella, il Carciofo, il Rosmarino, la Liquirizia, lo Zenzero, la Curcuma, il Cardo mariano, il Finocchio, il Cumino, l'Anice verde, l'Anice stellato, ecc. che, mentre favoriscono le funzioni digestive, aiutano anche a regolare la motilità intestinale e ad evitare le fermentazioni e il conseguente meteorismo. Dott.ssa Marina Multineddu |
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