Il Fico, Ficus carica, è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Moraceae, originario dell'Asia occidentale, da cui fu introdotto nei paesi dell'area Mediterranea da tempi remoti. Il nome Fico indica sia la pianta, sia il frutto.
Nella flora spontanea, il Fico si presenta sotto forma di albero molto irregolare e tortuoso, dal tronco corto e ramoso con la corteccia grigio-cinerina, grandi foglie profondamente incise a 3 o 5 lobi, coriacee, scabre nella pagina superiore, pubescenti per una peluria ispida nella pagina inferiore, che risulta anche più chiara; al taglio, tutte le parti della pianta secernono un latice biancastro, molto irritante per la pelle.
E' una pianta xeròfila, cioè molto resistente alla siccità, che riesce a svilupparsi anche in condizioni difficili, ad esempio su muraglioni o ruderi, poiché questa pianta ha pochissime esigenze e ha un apparato radicale molto profondo. Teme invece l'umidità eccessiva, che può pregiudicarne la fruttificazione, e il grande gelo. La specie Ficus carica si distingue in due sottospecie: il Ficus carica sativa e il Ficus carica caprificus, o Caprifico o Selvatico.
Il primo è il Fico domestico coltivato, che produce i frutti commestibili, succosi e zuccherini, di colorazione, secondo le numerose varietà, dal verde chiaro, al rossiccio, al nero.
Il secondo è la pianta spontanea selvatica, che differisce morfologicamente dalla specie coltivata principalmente nel frutto, che nel fico selvatico è asciutto, stopposo, non commestibile.
Quello che comunemente è chiamato frutto, in realtà è un'infruttescenza derivata da una infiorescenza composta da un ricettacolo fiorale cavo e carnoso, globoso e piriforme, detto sicònio, o falso frutto, al cui interno sono racchiusi i piccolissimi fiori; i veri frutti sono gli acheni, chiamati comunemente semi, immersi nella polpa zuccherina.
Il siconio è dotato di un foro apicale, l'ostiòlo, che consente l'ingresso dell'insetto impollinatore, la Blastophaga psenes, una vespa piccolissima come un moscerino, che ha instaurato col Fico una
simbiosi obbligata specie-specifica, in quanto le due specie sono strettamente correlate per quanto riguarda la riproduzione di entrambe.
Proprietà e Indicazioni
La
droga, cioè la parte di pianta dotata di proprietà officinali, è costituita dai falsi frutti, dalle foglie e dalle gemme dei giovani rami.
I frutti sono molto nutrienti ed energetici per l'alto contenuto zuccherino, di cui dovranno tener conto i diabetici e le persone in sovrappeso; essi svolgono un'azione
lassativa delicata e non irritante, per il contenuto di fibre e mucillagini, adatta anche per bambini, anziani, gestanti, nella
stipsi cronica e in presenza di
emorroidi.
Il decotto di fichi essiccati ha proprietà
emollienti pettorali contro la tosse, e lenitive per le affezioni del cavo orale; i fichi secchi, dopo una lunga decozione, possono essere applicati con una garza come impacco caldo-umido, coadiuvante della terapia farmacologica, su foruncoli, paterecci, ascessi, di cui favoriscono la maturazione e la risoluzione.
Il latice delle foglie e dei rametti anticamente era adoperato per cagliare il latte nella produzione di formaggi ad uso familiare, adatti anche ai vegetariani, per l'assenza di caglio animale.
Il latice ha proprietà
proteolitiche in virtù del suo contenuto in proteasi, enzimi che riescono a dissolvere la cheratina, per cui potrebbe essere adoperato per eliminare calli, duroni, verruche e macchie della pelle, ma in realtà questo utilizzo è assolutamente sconsigliato, perché questa pratica può provocare forti irritazioni e perfino ustioni, anche gravi, specie se dopo l'applicazione del latice la pelle viene esposta al sole, per la presenza nella sua composizione di cumarine, che sono sostanze fototossiche.
Le gemme fresche del Ficus carica, con cui si ricava un macerato glicerico, o gemmoderivato, sono la parte più interessante dal punto di vista fitoterapico, in quanto contengono gli enzimi proteasi, lipasi e diastasi, simili come valore digestivo a quelli pancreatici, oltre a vitamina A, vitamina C (acido ascorbico), e cumarine.
Il macerato glicerico di Ficus carica contiene principi attivi capaci di regolarizzare la secrezione gastroduodenale e la motilità intestinale, e di ridurre l'eccessiva secrezione acida e gli spasmi della muscolatura liscia del colon, esercitando un'azione antinfiammatoria. Le proprietà enzimatiche sono indicate in caso di atrofia della mucosa gastrica, nelle
dispepsie, e nella
sindrome da
ipotrofia del tubo digerente.
La caratteristica prevalente delle gemme fresche del Ficus carica si esplica in particolare nella sintomatologia delle manifestazioni psicosomatiche dei soggetti ansiosi, che somatizzano l'ansia e lo stress a livello viscerale, quindi il macerato glicerico è indicato principalmente per la sua azione regolatrice centrale nelle
distonie neurovegetative, come trattamento fitoterapico coadiuvante nella
gastrite e nell'
ulcera, nella sindrome del colon irritabile, o
colite spastica. Quest'ultima in particolare, caratterizzata da dolori addominali di tipo spastico, spesso con stipsi alternata a diarrea, ad andamento cronico o ricorrente, è ritenuta di chiara origine psicosomatica ed è molto legata allo stato ansioso del soggetto, che scarica le sue ansie sul colon, quella parte dell'intestino particolarmente sensibile alla vita frenetica, allo stress, e ad un'alimentazione sbagliata.
In questo caso, il gemmoderivato di Ficus carica è il rimedio di elezione, poiché agisce in modo mirato sull'apparato gastroenterico e sulla principale causa del colon irritabile, cioè l'ansia e lo stress.
Per ottenere i migliori risultati dall'utilizzo del macerato glicerico di Ficus carica, è consigliabile un trattamento di due mesi, nei periodi considerati più critici, cioè la primavera e l'autunno; in questo modo si ottengono lunghi periodi di benessere, che si possono prolungare ripetendo sistematicamente il trattamento secondo le necessità individuali, legate al carattere più o meno ansioso e ai periodi di stress.