La Ratania, Krameria triandra (sinonimo K. lappacea), è un piccolo arbusto appartenente alla famiglia delle Krameriaceae, alto fino a un metro, originario delle Ande peruviane e boliviane, il cui habitat ideale è situato su pendii montuosi fra i 1000 e i 3000 metri di altitudine.
Il nome Ratania deriva dalla lingua quechua della popolazione indigena del Perù, dal significato di "pianta che striscia sul terreno", nome derivato dal suo portamento. Il nome di genere Krameria è stato dedicato dal botanico svedese Pehr Loflin al medico militare ungherese Johann Georg Heinrich Kramer, autore del pregevole trattato "Medicina castrensis" nel quale descriveva i rimedi collaudati contro le malattie che imperversavano fra i soldati.
L'appellativo specifico triandra deriva dal latino tri (= tre) e dal greco andros (= uomo), e intende riferirsi ai tre stami appariscenti, gli organi maschili, situati al centro del fiore.
Due botanici spagnoli, Hipòlito Ruiz Lopez e José Antonio Pavon y Jimenez, nel 1700 scoprirono la Ratania durante le loro escursioni nell'altopiano peruviano, e osservando le donne indigene che usavano i bastoncini di radice di questa pianta per rinforzare e sbiancare i denti, ne riconobbero l'utilità come pianta medicinale, riconoscendole forti proprietà
astringenti, antinfiammatorie ed
antiemorragiche che diffusero in Spagna e successivamente in tutta Europa, al ritorno in patria.
Ruiz iniziò anche ad utilizzare una sorta di estratto secco da lui prodotto per trattare problemi di sanguinamento interno,
epistassi e disturbi mestruali.
Fra il 1850 e il 1920 la Ratania, anche in altre diverse varietà (Krameria Ixine, K. argentea, K. lanceolata), veniva tradizionalmente utilizzata in Europa, e in Nord e Sud America, sia a livello topico per stomatite
aftosa, gengive sanguinanti e dolenti, parodontite,
piaghe della cavità orale, sia a livello sistemico per
ulcere gastriche con vomito.
La corteccia delle radici, durante la bollitura, emette un colorante rosso utilizzato per tingere cotone e
lino; in Portogallo si utilizzava per tingere il vino di Porto.
La Ratania è una pianta molto rustica che non ha particolari esigenze, cresce sui pendii sabbiosi sterili delle montuose regioni Andine, tuttavia non è possibile coltivarla, infatti essa proviene sempre da raccolte spontanee che dovrebbero essere sostenibili, e i raccoglitori devono essere molto accorti a diffonderne i semi quando ne asportano le radici, per evitare il rischio di estinzione.
Le radici di Ratania, per sopravvivere in condizioni di scarsità del terreno in cui si sviluppa, sottraggono acqua e nutrimento mediante austori ad altre piante circostanti, seppure la pianta effettui la fotosintesi clorofilliana autonomamente (semi-parassitismo obbligato).
La Ratania produce una spessa radice a fittone, numerosi rami tomentosi (coperti di peluria) da giovani, e successivamente glabri, che si propagano tortuosamente a livello del terreno; sono dotati di foglioline sessili appuntite ricoperte anch'esse di una peluria bianco-argentea; all'ascella delle ultime foglie spuntano i fiori con quattro petali esternamente grigi di fine peluria, rossi nella parte interna e circondanti tre grandi stami appariscenti.
I fiori sono definiti oleiferi in quanto producono, al posto del nettare, un olio inodore che attira gli insetti, in particolare le api del genere Centris che lo raccolgono per nutrire le giovani larve, operando così l'impollinazione.
Dai fiori originano frutti spinosi, dalla peluria uncinata che si attacca al pelo degli animali in transito vicino alle piante, operando così la diffusione naturale dei semi e propagando le piante nel territorio circostante. Il rizoma della Ratania, fortemente ramificato, è di colore marrone rossiccio.
Proprietà e Indicazioni
La droga, cioè la parte di pianta dotata di proprietà officinali, è rappresentata dalle ramificazioni delle radici che hanno una forte reazione del tannino, sostanza
polifenolica in esse contenuto, che vira al rosso con la saliva di chi le mastica, colorando la bocca e le labbra di rosso.
Il legno centrale delle radici è durissimo, incolore e insapore, e sviluppa un forte effetto
astringente.
La parte delle radici più rilevante è la corteccia, che quando è essiccata deve contenere almeno il 5% di tannini espressi come pirogallolo, ma quella di buona qualità ne contiene il 10%.
I principali costituenti sono polifenoli complessi (
proantocianidine oligomeriche), catechine, lignani, flobafeni (prodotti di ossidazione insolubili dei tannini).
L'uso tradizionale della Ratania trova indicazione per gengiviti, stomatiti, infiammazioni del cavo orale e faringeo, per diarrea e dissenteria,
emorroidi e
ragadi, infiammazioni del tratto urinario e per affezioni ginecologiche come
antisettico contro affezioni batteriche, micotiche e fungine come la
candida.
Sono confermate da studi recenti le attività astringente, antinfiammatoria, fotoprotettiva e
antiossidante, derivate dalla presenza di tannini e specificamente dalle proantociandine e al contenuto in polifenoli della pianta, che per tali proprietà è utilizzata per tinture, collutori, dentifrici, in presenza di gengiviti, stomatiti e in tutte le affezioni infiammatorie di bocca e gengive, o nella composizione di prodotti per uso dermatologico e ginecologico per contrastare infezioni fungine, e sotto forma di pomata per il trattamento di ragadi anali e mammarie e di emorroidi e fistole anali.
Per uso dermatologico trova indicazione per le sue proprietà pigmentanti in prodotti per favorire l'abbronzatura, proteggere dalle radiazioni solari, per normalizzare la pelle grassa e asfittica affetta da punti neri, come antitraspirante nei deodoranti, e per la presenza di mucillagini come lenitivo e disarrossante per pelli delicate e sensibili.
Precauzioni d'uso
L'assunzione di Ratania può interferire con l'efficacia dei farmaci assunti per via orale, per il suo contenuto in tannini, che possono interagire con le sostanze presenti nello stomaco e nell'intestino, riducendo così l'assorbimento dei farmaci.
Si consiglia perciò di assumere la Ratania almeno un'ora dopo i farmaci.