Il Carrubo, Ceratonia sìliqua, è un albero da frutto sempreverde appartenente alla famiglia delle Caesalpiniaceae (ex Leguminosae o Fabaceae), chiamato anche Carubo, Carrubio, Carrubbio, dal lento accrescimento e molto longevo.
Il nome Carrubo deriva dall'arabo Kharrub; il nome di genere Ceratonia è stato introdotto nel 1735 da Carlo Linneo, il padre della classificazione binomia di tutte le specie viventi, traendo lo spunto dal greco keras = corno e teìno = protendo, con riferimento alla forma del frutto, la carruba, lunga e arcuata simile a un corno proteso, come esprime anche il nome dialettale còrnula. Il nome di specie sìliqua è riferito al grande baccello indeiscente (che non si apre) lungo dai 10 ai 20 centimetri, di colore prima verde chiaro, che poi con la maturazione diviene marrone scuro con la superficie esterna dura e coriacea.
I frutti contengono numerosi semi scuri e lucidi, tondi e un po' appiattiti, dalla dimensione e dal peso omogeneo e costante, a cui venne attribuito l'appellativo di "carati" (dal nome greco keràtion delle carrube, e dall'arabo kirat = seme); anticamente erano utilizzati come unità di misura della massa di gioielli e preziosi, e il nome carato (ct) è rimasto nell'uso corrente come unità di misura della massa di oro, pietre preziose e perle, e corrisponde a 0,2 grammi. In realtà attualmente è accertato che i semi della carruba, come tutti i semi, mostrano una certa, anche se modesta, variabilità.
Dai semi si ricava la "gomma di carrubo", una polvere contenente galattomannani che posta in acqua l'assorbe e si rigonfia.
Il Carrubo è un bell'albero imponente e maestoso, alto fino a 10 metri, con tronco robusto dal legno molto duro e corteccia grigiastra, dalla chioma rigogliosa e ombrosa molto ornamentale, tipico del clima temperato delle regioni che si affacciano sul Mediterraneo, come l'Italia, la penisola Iberica, il Marocco, l'Algeria, la Tunisia, le isole Baleari e le altre isole del Mediterraneo, come la Sicilia e la Sardegna, dove è particolarmente diffuso, zone che corrispondono allo stesso areale dell'Olivo.
Il Carrubo cresce allo stato spontaneo, essendo una pianta archeofita naturalizzata (la sua diffusione è stata operata dall'uomo in tempi remoti), ma è anche coltivata nei parchi, giardini e viali alberati come specie ornamentale per la bellezza della sua chioma ampia e sempreverde che presenta foglie coriacee composte di colore verde scuro lucido superiormente, che offre rifugio, ombra e riparo, molto apprezzati specie nelle zone più calde.
Il Carrubo è una pianta rustica che non ha particolari esigenze colturali, in quanto cresce anche su suoli poveri, pietrosi, sabbiosi, calcarei, tendenzialmente aridi, dove le temperature non scendono sotto lo zero, ma non sopporta bene le gelate e l'eccessiva umidità del terreno, che ne danneggia le radici e lo rende facilmente attaccabile dai funghi parassiti del legno, che ne possono minare la stabilità se si insediano alla base del tronco. L'apparato radicale si spinge in profondità nel terreno, dove trova l'acqua che consente all'albero di superare anche lunghi periodi siccitosi.
Il Carrubo è prevalentemente diòico, quindi i fiori femminili che producono i frutti, le carrube o vajane, sono portati da piante diverse da quelle che portano i fiori maschili, anche se esistono pochissime varietà ermafrodite (fiori maschili e femminili sulla stessa pianta), che però sono più delicate.
I fiori maschili sono piccoli e riuniti in infiorescenze, numerosissimi e emanano un sentore odoroso molto intenso che costituisce una forte attrattiva per le api mellifere. Anche i fiori femminili sono riuniti in infiorescenze che sbocciano direttamente sui rami adulti, e ogni fiore singolo somiglia a una minuscola carruba verdina.
Alcune varietà sono coltivate per la particolare grandezza dei frutti, che hanno una polpa pastosa più spessa, carnosa e zuccherina e dal sapore molto gradevole.
Proprietà e Indicazioni
La parte officinale del Carrubo è il frutto, la carruba, che presenta valori nutrizionali interessanti: a fronte di un basso contenuto di grassi contiene il 34% di zuccheri saccarosio e glucosio, e inoltre
proteine,
minerali quali
ferro,
potassio,
rame,
manganese,
fosforo,
calcio,
vitamine del
gruppo B (B1, B2, B3, B5, B6, B9 (folati), B12, vitamine C, E, D, K, J (
colina), fibre solubili quali pectina, galattomannani, mucillagini, e un'alta percentuale di fibre insolubili che agiscono da
prebiotico, sostenendo le funzioni della
flora batterica intestinale.
La polpa pastosa e zuccherina all'interno delle carrube, privata della buccia esterna coriacea e dei semi durissimi, ha delicate proprietà
lassative e migliora la regolarità del transito intestinale, svolge un'azione
emolliente e lenitiva sul sistema digerente.
Le stesse funzioni sono svolte anche dalla farina di carrube reidratata con abbondanti quantità di acqua, che, per il contenuto di gomme e tannini, fibre insolubili che favoriscono il senso di sazietà, è utile durante un regime dimagrante poiché modula, limitandolo, l'assorbimento dei nutrienti facilitando la riduzione del peso corporeo in caso di
sovrappeso e obesità, purché il consumo non sia eccessivo considerando il contenuto zuccherino, ma col vantaggio di scongiurare carenze vitaminico-minerali, frequenti durante le diete dimagranti non bilanciate.
L'azione assorbente intestinale si manifesta anche sul
colesterolo, sui
lipidi, e sui carboidrati alimentari, con la conseguente moderazione dei picchi
glicemici postprandiali, costituendo un aiuto per la dieta del diabetico di tipo 2 e dell'obeso.
La farina di carrube è indicata anche in caso di diarrea, per la sua azione assorbente che contribuisce a rendere più consistenti le feci liquide, così come le foglie che sono
astringenti; l'azione gelificante ha un effetto antiacido, gastro-protettivo, antisecretivo dei succhi gastrici, utili in caso di iperacidità.
Lo sciroppo di carrube, ottenuto dalla macerazione e successiva pressatura della polpa della carruba, contiene solo gli zuccheri naturali del frutto, e può essere utilizzato come rimedio naturale per alleviare la tosse e il mal di gola, in virtù delle sue proprietà
espettoranti; nell'industria pasticcera si usa per dolcificare e aromatizzare biscotti, torte, gelatine, creme, glasse, sorbetti, granite, o per le macedonie di frutta.
Per il suo contenuto in zuccheri naturali e per il sapore che ricorda quello del
Cacao, la farina di carrube è utilizzata nell'industria dolciaria come surrogato del Cacao magro, senza la necessità di aggiungere zuccheri raffinati per la sua naturale dolcezza, con un apporto calorico inferiore a quello del Cacao e una maggiore ricchezza in fibre, oltre alla presenza di vitamine e minerali, e senza sostanze eccitanti psicoattive come la caffeina o la teobromina.
Poiché contiene pectina, la farina di carrube è utilizzata anche come addensante e gelificante per confezionare gelati, budini, confetture, creme, salse e vellutate. In Sicilia, dove il Carrubo è molto diffuso, con la farina di carrube si confeziona pasta fresca, come tagliatelle e gnocchi, risotti, mostaccioli, granite.
I baccelli in infusione nell'alcool servono per produrre il liquore alle carrube, da utilizzare come gradevole digestivo alla fine del pasto. In Sicilia e nel Salento esistevano distillerie che dalle carrube fermentate estraevano alcool etilico.
Un tempo i semi, torrefatti, erano usati come surrogato del caffè.
I frutti maturi possono essere consumati al naturale separando la polpa morbida dolce e dal sentore di cioccolato, datteri o fichi secchi, oppure arrostiti al forno come gradevole snack croccante.
Le carrube erano utilizzate come alimento per il bestiame, soprattutto dei cavalli che ne sono particolarmente ghiotti, tanto che erano chiamate il frutto dei cavalli.
L'estratto di Carrubo e la sua frazione purificata di
polisaccaridi ramificati è utilizzato anche nell'industria cosmetica per le sue proprietà idratanti, addolcenti, lubrificanti, vellutanti e protettive, che richiamano quelle dell'
acido ialuronico del quale è spesso considerato l'alternativa di derivazione naturale e vegetale, e contribuiscono a conferire una sensazione di morbidezza e levigatezza alla pelle, sulla quale formano un film invisibile elastico che ne impedisce la disidratazione e la rende più liscia, luminosa, elastica e compatta.
La farina di carrube può essere dispersa nell'acqua del bagno per ammorbidire la pelle e lenirne le irritazioni, inoltre può essere utilizzata per fare maschere idratanti e addolcenti per il viso.